Narrativa omosessuale? No, grazie (Repost)

Buongiorno popolo, passata una buona Pasqua? :)
Avete ricevuto qualche libro in regalo? Sì? Beati voi, io purtroppo nemmeno uno, disastro!
Ma le mie scritture sono andate avanti e le mie idee sono chiare, nonostante questi ponti e le feste le cose procedono anche per Arabesque, e forse per l'avvicinarsi dell'estate ci sarà qualche novità anche su altri fronti. Vedremo! ;)

In attesa del tempo che passa, eccomi a riproporre sul mio blog questo articolo apparso per la prima volta su un mio vecchio portale situato su Livejournal (ora chiuso) e successivamente riportato su Scrittevolmente dove pubblico molte delle mie recensioni e dei miei pezzi. La stesura dell'articolo risale, come potrete intuire tra le righe, al 2011, quando l'editoria digitale non era così preponderante e molte CE erano ancora più indietro di quanto non lo siano ora in campo di letteratura LGBTQI, ma ho comunque deciso di farvelo leggere. Un po' come promemoria, un po' come scritto pregresso per un articolo che probabilmente arriverà in futuro, aggiornato all'oggi, visto che alcune cose si sono mosse e... ed è giusto parlarne! ;)

Prendetevi un po' di tempo per leggerlo, e sarò felice di ascoltarvi se avrete eventualmente qualcosa da dire.
Alla prossima.

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Siamo in Italia, e fin qui tecnicamente dovremmo rendercene conto, con somma sfiga.
Bene, in Italia la media dei lettori in questi ultimi anni si sta abbassando sempre di più, passando dal 59,4% del 2007 al 56,5% del 2009, quasi due libri letti all’anno per ogni italiano.
Se per libri intendiamo anche TV1KDB (Ti Voglio 1 Kasino Di Bene) dell’anonima Valentina F. edito da Fanucci, oppure Vola via con me di Sfondrini e Zanforlin, direttamente dalle aule di Amici edito da Mondadori, allora siamo veramente a posto.
Ma va bene, meglio che non mi soffermi sul fatto che queste case editrici sono alcune tra le più importanti di questo suolo a forma di stivale, meglio che non approfondisca la questione del livello di scrittura di questi romanzi, meglio che lasci correre. Per il momento.
Mi soffermo invece sulla narrativa omosessuale. Ta-dadadaaan. Panico, vero?
Alzi la mano chi ha letto almeno tre libri omosessuali nello stesso anno. Bene, adesso alzi la mano chi è riuscito a reperirli con facilità. Ora alzino le mani quelli che non abitano in enormi città come Roma, Milano, Napoli, Firenze, che non hanno in centro una libreria tematica e che invece si trovano stanziati in città non cosmopolite, e mi ripetano di nuovo quanti romanzi a tematica LGBT sono riusciti a trovare senza nemmeno doverli cercare.
Tutta questa cazzata di alzate di mano per chiedere: lo spazio per la narrativa omosessuale dov’è finito?
Esistono alcune case editrici che pubblicano romanzi esclusivamente di genere: La Luna e Il Dito, Coniglio Editore, Playground, Zoe Editore, Libreria Croce. Si contano sulle dita di una mano.
Ovviamente anche altre, pur non avendo magari collane specifiche, pubblicano slash o femslash, come Guanda, la stessa Mondadori, Feltrinelli, Castelvecchi, solo per fare qualche esempio.
Eppure, entrando in una libreria qualsiasi, quando mai prendiamo in mano un’opera di un autore italiano e leggendo la quarta di copertina ci accorgiamo che contiene slash? A me è successo una volta sola, col romanzo Il corpo odiato, di Nicola Lecca, un vero caso devo ammettere, e per una storia narrata in modo noioso e poco interessante, che non valeva neppure i soldi che ho speso.
Chi sono gli autori a tematica gay in Italia? Nomi come Piergiorgio Paterlini, Walter Siti, Antonio Veneziani, Barbara Alberti, e ce ne sarebbero altri da citare, ma rendiamoci conto, chi li conosce?
Hanno la stessa notorietà di Federico Moccia? Sono famosi come i libri di barzellette di Totti? Sono allo stesso livello di notorietà di Licia Troisi? No, sono oscurati, ottenebrati, rinchiusi nell’oblio di un’editoria che non lascia spazio, che soffoca questo genere e spesso lo stronca sul nascere.
Da qualche anno a questa parte ho avuto modo di collaborare col campo delle edizioni, ho inviato molte mail d’introduzione ponendo il semplice quesito “Sono un’autrice di romanzi a tematica omosessuale, sareste interessati ad un’eventuale visione degli stessi?
Alcuni sono stati cortesi, rispondendomi di inviare pure le opere che sarebbero state sottoposte al vaglio come qualsiasi altra, altri invece mi hanno riferito che, per quanto già avessero pubblicato narrazioni simili, non erano interessati perché il mercato non è orientato in siffatta direzione. Grazie e arrivederci.
Altri ancora, poi, non mi hanno nemmeno degnato di una risposta, che gente simpatica.
Ma non è finita.
Coloro a cui ho spedito racconti e romanzi mi hanno contattato via mail (il numero è molto ristretto, ricordate? Nel caso la CE non sia interessata non si ha nessun responso) dichiarando che nonostante le opere risultassero apprezzabili, a prescindere dalla qualità e valutando le potenzialità commerciali si è deciso di non accettare l’offerta. Grazie e arrivederci al quadrato.
Questa è l’Italia.
E’ stato un elegante giro di parole per dire chiaramente che i gay non possono permettersi di apparire in maniera così clamorosa nelle vetrine delle librerie come testi normali, saremmo matti?
In questa società in cui alcuni pensano che gli omosessuali non debbano donare il sangue perché potrebbero infettare qualcuno? In questa società in cui il premier organizza festini nella sua bella villetta ad Arcore omettendo però la presenza di una promiscuità sessuale totale? In questa società in cui gli omofobi si possono permettere di picchiare un adolescente gay e nessuna legge a vietarlo?
Che diamine, scherziamo?
Lettura è cultura, cultura è sapere, il sapere alimenta l’intelligenza. Gli italiani leggono sempre meno.
A volte i sillogismi vengono sottovalutati.

La letteratura slash è un terreno minato in cui quasi nessuno vuole mettere piede, la rendita è scarsa e i canali di vendita sono addirittura inferiori, nessuno sembra prendersi la responsabilità delle proprie azioni liberiste, e le poche case editrici che lo fanno preferiscono, nella maggior parte dei casi, riservare le pubblicazioni a scrittori già affermati piuttosto che a qualche esordiente di belle speranze, questo perché la strada è lunga e tortuosa, e chi vorrebbe prendere sulle proprie spalle il fardello di andare controcorrente, per di più con un giovane autore tra le mani? Pochi o nessuno.
Anche le CE specializzate sopra citate hanno le loro croci, non si comprende granché bene con che politica accolgano le mail, sta di fatto che le risposte da parte loro a semplici richieste d’informazioni sono state pressoché inesistenti. Non hanno interesse nell’accettare esordienti, pubblicano soltanto tramite agenzie, non sono disponibili, cosa? Un minimo di trasparenza - e cortesia - in più non farebbe male nemmeno a loro, i tempi in cui la Cina sbarrava le dogane credo sia passato già da un po’.
Da quel che ho visto da qualche anno a questa parte, le case editrici - NON a pagamento, s’intende, è ovvio che con Il Filo potremmo vedere pubblicato anche il racconto sulle tartarughe che abbiamo scritto alla tenera età di otto anni - preferiscono decisamente andare a colpo sicuro pubblicando opere alla stregua di Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire - sesso in vendita, per dirla in parole povere - oppure sull’onda di Twilight - vampiri centenari che frequentano ancora il liceo, che brillano al sole e che si innamorano della prima ragazzetta di turno, antipatica, asociale e insipida come acqua distillata - e ce ne rendiamo conto ogni volta entrando in un qualsiasi bookstore, grazie ad un intero scaffale dedicato a simpatici vampirelli per tutti i gusti, da quelli simpatici e solari a quelli tenebrosi e oscuri, che però immancabilmente intrecciano storie d’amore con fanciulle umane senza che passi loro per la testa il fatto che Bram Stoker o Joseph Sheridan Le Fanu potrebbero rivoltarsi nella tomba. Anzi,chi diavolo lo conosce questo Le Fanu?
Sesso, vampiri e umorismo da due soldi, gli ingredienti non devono necessariamente essere mescolati insieme per fare il boom di vendite.
Dunque è questa la cultura italiana di oggi, i romanzi che dovrebbero essere indirizzati prettamente ai giovani adulti, quelli che stanno crescendo attraverso delicate fasi, quelli che costituiranno il futuro di domani, si riempiono la testa di romanticherie al limite dello stalking, sesso gratuito per una ricarica del cellulare, disvalori tramutati in qualità grazie a frasi non esattamente comprensibili, grammatica e ortografia essenziali, il minimo indispensabile per non affaticare troppo la mente del lettore, non sia mai che si stanchi e decida di non comprare il sicuro sequel della saga che tanto l’ha appassionato.
Invece di creare una cultura letteraria di base ai giovani, l’editoria italiana continua a stampare stupidaggini di ogni tipo in cui squallore e volgarità fanno a gara, soldi facili per menti semplici, ad un libro di Daniel Pennac si mette a confronto Stephanie Meyer, ad un romanzo psicologico si contrappone l’ennesima storiella d’amore che prevede il trito triangolo amoroso. E’ questo lo specchio del popolo?
Sì. Purtroppo lo è.
E fa paura. Fa tristezza, amarezza, desolazione, sembra che ogni persona sia in grado di scrivere un libro, e sembra persino che ogni casa editrice sia disposta a pubblicarlo purché non contenga elementi di diversità, purché sia perfettamente in linea con la massa d’ignoranza dilagante, alzare il livello significherebbe perdere una buona fetta di quel target così a fatica conquistato, perché sforzarsi di diffondere il sapere se vendendo vacuità il denaro è assicurato?
Se soltanto qualcuno di questi grandi nomi dell’editoria provasse a dare una scorsa al sottosuolo di internet, quello delle fan fictions, delle storie pubblicate per puro piacere personale senza tornaconto, si accorgerebbe che l’omosessualità, che lo slash non è un tabù, è una fottuta realtà adottata da centinaia di scrittrici, e letta da altrettante persone se non di più, è una corrente potente che scorre secondariamente, quello che i lettori non trovano nelle librerie lo ricercano lungo i siti e i forum di fan fictions dove ogni giorno tante persone riversano le loro storie, alcune veramente eccellenti, riscuotendo un successo inimmaginabile.
Perché a questo si fanno orecchi da mercante? Perché ci si ostina a non vedere, non parlare, non sentire, perché questa società è così omertosa da voltare lo sguardo anche rispetto un’evidenza così acuta da far stridere i timpani?
La narrativa omosessuale esiste, ha un pubblico enormemente vasto che lo apprezza e lo cerca, lettori che non attendono altro che vedere una differenziazione, che non attendono altro che una dannata libertà dalla censura non sbandierata ma accertata, che vogliono vedere sugli scaffali non solo L’accademia dei vampiri, l’ennesimo orrore partorito da qualcuno che aveva voglia di entrare a forza nello squallido panorama di banalità senza soluzione di senso, ma anche qualcosa di diverso, narrativa che rappresenti una boccata d’ossigeno, che estenda gli orizzonti, che faccia capire che non siamo così maledettamente retrogradi, che non siamo capre che temono ancora tuoni lanciati dal divino Zeus.
Senza offese per le capre.
Le cosiddette potenzialità commerciali sono scoraggianti?
Perché invece di affermare che “Le tematiche omosessuali sono vietate, ecco perché non vendono.” Non ci si fa un esamino di coscienza e ci si domanda “Perché le tematiche omosessuali non vendono?
Chi è che persegue linee di condotta omofobe, razziste, volte alle semplificazioni all’ennesima potenza? Chi è che costruisce le basi della società definendo i limiti e le libertà che essa stessa dovrebbe rispettare?
Perché un argomento ormai sdoganato nella maggioranza dell’Europa, qui, sempre e solo qui, deve rimanere un ostacolo, un paletto, una barriera invalicabile?
Perché nessuno ha il coraggio di fregarsene e smetterla di pensare soltanto al proprio portafoglio e magari iniziare a insegnare alle persone - giovani, anziani, adulti, nessuna scusante per nessuno che si salva - la tolleranza, il rispetto, l’umiltà e la maturità?
Fino a pochi anni fa i libri sugli scaffali delle librerie erano testi impegnati, i romanzi avevano un valore intrinseco, facevano sognare non per la scorrevolezza delle loro trame ma per quello che riuscivano a trasmettere senza esprimere apertamente i concetti, la letteratura è quell’infinito calderone di parole tra le righe, di sensazioni scaturite dall’abile uso di aggettivi, avverbi e sostantivi, dal tremore delle dita mentre le lacrime scendono dopo aver letto l’ultima riga; i libri devono essere passione, devono essere vita allo stato puro, devono rimanere nel cuore di chi legge come ricordi incastonati, non devono ridursi ad essere pagine e pagine di vuoto assoluto, gli uni uguali altri, non devono essere piatte mediocrità senza scopo, i libri stessi devono avere un cuore pulsante.
Chi scrive per denaro non trasmetterà altro che l’insulsaggine del proprio animo.
Da quel che ho imparato, occorre procedere unicamente a tentativi. Piccolissime case editrici sconosciute - non per questo meno valide, anzi, una CE minuscola tenderà sempre a scremare e cercare la qualità che una CE dal nome altisonante può permettersi di fare a meno - tentare e ritentare, fare qualcosa, agire.
E’ triste rendersi conto che sarebbe più facile pubblicare le proprie opere all’estero, anche solo ad uno Stato di distanza, per avere un riconoscimento che qui sembra così impossibile. Triste rendersi conto che ci sono persone che non avvertono minimamente il decadimento sempre più in picchiata della cultura d’Italia, persone a cui addirittura va benissimo quello che sta accadendo.
Va di moda il piattume, il grigiore, le storie già compassate, quelle già lette milioni di volte, stessi cliché, stessi intrecci, stessi personaggi insipidi, stesse cattive abitudini che invece sembrano stare diventando una regola, perché se sta scritto in un libro non può essere nulla di sbagliato, vero?
Vero un cazzo. Perdonate il vero.
In questo tempo in cui il confine tra realtà e finzione si è assottigliato quanto il buco nell’ozono - grazie all’era informatica che sembra aver sballato ogni paramento di comportamento umano - ci sono persone che non conoscono più differenze tra quello che sarebbe meglio fare o evitare, si è arrivati ad una sorta di limbo in cui la consapevolezza di essere se stessi è venuta meno, si copia, ci si adegua al gregge, si fa come dicono gli altri, perché gli altri hanno sempre ragione.
Se tutti dicono che una cosa è giusta, non è detto che debba esserlo per forza. diceva qualcuno.
Il pensare individuale è compassato, è retrò, è così scandaloso che se non ci si sente nel gruppo sembra addirittura di essere alieni.
Buonanotte all’Italia.
Alzi la mano chi ha letto Farenheit 451.

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